Come una larva diventa ape regina: segreti, lotte e tempi dell’alveare

Última actualización: novembro 14, 2025
  • La dieta a base di pappa reale entro i primi tre giorni indirizza lo sviluppo verso la regina, con celle dedicate e tempi di metamorfosi più rapidi.
  • Le successioni possono includere scontri tra regine, pungiglioni non uncinati e perfino tattiche insolite, mentre i feromoni regali mantengono la coesione sociale.
  • Voli nuziali con più maschi e spermateca consentono anni di ovideposizione; in emergenza la colonia ha una finestra limitata per allevare nuove regine.
  • Esistono strategie alternative nelle api senza pungiglione e molte api sono solitarie, a testimonianza della grande diversità delle forme di vita delle api.

Ape regina e colonia

Chi comanda davvero nell’alveare non è un generale con lo scettro, ma una madre instancabile capace di deporre migliaia di uova e di orchestrare, con segnali chimici, l’armonia sociale del nido. Capire come nasce e viene scelta un’ape regina significa entrare nel cuore dell’organizzazione delle api, dove alimentazione, tempistiche e comportamenti collettivi fanno la differenza tra il successo e il collasso di una colonia.

Quando una regina muore o la colonia si divide, ogni minuto conta: le operaie hanno una finestra operativa strettissima per avviare la sostituzione. La magia sta tutta nella nutrizione delle larve e nella costruzione di speciali celle reali, ma la storia non finisce qui. In molte specie compaiono rituali inaspettati, duelli senza esclusione di colpi e strategie evolutive che, onestamente, lasciano a bocca aperta.

Che cos’è una regina e perché è il perno della colonia

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In apicoltura si chiama regina, talvolta anche ape madre, l’unica femmina pienamente fertile dell’alveare. È quasi sempre la madre di tutte le altre api presenti nel nido e si sviluppa da larve allevate in celle dedicate, più ampie e verticali, progettate dalle operaie per produrre un individuo sessualmente maturo. Di norma in una colonia c’è una sola regina attiva.

La sua funzione non è impartire ordini, bensì riprodursi e mantenere la coesione chimica del gruppo, un concetto che talvolta nella cultura umana si riconduce alla sindrome dell’ape regina. Con feromoni specifici, la regina sincronizza il lavoro delle operaie e inibisce la loro capacità riproduttiva, in modo che le energie della colonia restino concentrate su foraggiamento, costruzione, difesa e allevamento della prole.

Quando e come si sceglie una nuova regina nelle api da miele

Nelle colonie di Apis mellifera, la specie con le classiche bande gialle e nere, la sostituzione scatta per due motivi tipici: morte o declino della regina in carica, oppure preparazione alla sciamatura. Le operaie scelgono diverse larve appena nate, rigorosamente sotto i tre giorni di vita, perché fino a quel momento tutte ricevono una dieta a base di pappa reale e quindi restano plastiche nello sviluppo.

Dopo il terzo giorno la musica cambia: le larve destinate a diventare operaie passano a un regime ricco di polline e miele, e da quel punto il loro destino castale non è più reversibile. Ecco perché la corsa contro il tempo è cruciale: la colonia ha pochi giorni utili dopo l’ultimo uovo deposto per avviare la produzione d’emergenza di regine, e le candidate devono essere nutrizionalmente idonee.

Le celle selezionate vengono trasformate in vere e proprie suite reali, chiamate celle reali: strutture di cera più grandi e a sviluppo verticale, spesso collocate ai margini dei favi di covata per avere spazio sufficiente al corpo più voluminoso della futura regina.

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Dieta larvale e destino delle caste

Il criterio che determina chi sarà regina e chi no è quasi tutto nella dieta. Fino al terzo giorno di vita, ogni larva riceve pappa reale; in seguito, solo quelle designate a regina continuano ad alimentarsi esclusivamente con questa sostanza prodotta dalle ghiandole cefaliche delle operaie. La pappa reale, ricca di proteine e composti bioattivi, attiva un percorso di sviluppo che porta a un adulto fertile, con morfologia e fisiologia diverse da un’operaia.

Nelle future operaie, la transizione al cibo misto polline e miele stabilizza il loro sviluppo verso l’infertilità. Per la regina, invece, l’alimentazione esclusiva prosegue e supporta una crescita più rapida, un addome molto sviluppato e la piena maturità riproduttiva. È un meccanismo elegante, ma inflessibile: superata la soglia dei primi giorni, non si torna indietro.

Metamorfosi e tempi di sviluppo della regina

La trasformazione in regina segue una tabella di marcia serrata. Nelle celle reali l’uovo schiude al terzo giorno; poi si susseguono stadi larvali e pupali fino all’emergere dell’adulto. Le tempistiche sono più rapide rispetto alle operaie, e questa velocità è un vantaggio competitivo nelle delicate fasi di successione regale.

Fasi di sviluppo di un’ape regina
Uovo schiude al giorno 3
Larva (più stadi) dal giorno 3 a circa 8.5
Costruzione del bozzolo circa 7.5 giorni
Pupa fino all’emersione
Emergenza tra 15.5 e 17 giorni
Voli nuziali attorno ai giorni 20-24
Inizio ovideposizione circa dal giorno 23

La cella reale viene chiusa con un tappo di cera perché la larva di regina cresce orientata verso il basso. Al momento dell’uscita la giovane regina incide un caratteristico taglio circolare sul coperchio. Celle vicine aperte possono indicare che le rivali sono state eliminate prima di emergere.

Duelli tra regine e dinamiche di successione

Spesso le operaie allevano più candidate in parallelo; quando le regine emergono, può scatenarsi una competizione feroce. Il loro pungiglione non è uncinato come quello delle operaie, quindi possono colpire più volte senza morire. In condizioni di conflitto aperto, la regina vincente elimina le altre fino a restare l’unica.

In alcuni casi documentati, la contesa comprende comportamenti sorprendenti: getti di feci diretti alla rivale per disorientarla, seguiti dall’intervento delle operaie che immobilizzano l’individuo colpito, offrendo alla concorrente la finestra per la puntura fatale. È una tattica cruda, ma nella logica della colonia l’efficienza della successione ha priorità assoluta.

Durante la sciamatura, però, le operaie possono eccezionalmente impedire lo scontro, tenendo separate le regine per consentire la formazione di un nuovo nucleo altrove. È un modo per massimizzare la sopravvivenza genetica dividendo la popolazione in due colonie vitali.

Il lavoro della regina adulta: uova e feromoni

Una regina in piena forma è una macchina per deporre: può arrivare attorno a 2 mila uova al giorno, modulando la produzione in base alle esigenze stagionali e alle risorse. È assistita da un corteggio di operaie nutrici che la alimentano e ripuliscono, oltre a occuparsi delle uova e della covata.

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I feromoni regali svolgono un ruolo chiave: distribuiti dalle operaie nell’alveare, mantengono coesa la società, inibendo la costruzione di nuove celle reali e riducendo la capacità delle altre femmine di attivare le ovaie. Se la regina invecchia o cessa di produrre questi segnali, la colonia avvia la sostituzione.

Dopo l’accoppiamento e il rientro nel nido, la regina può deporre per 2-4 anni quasi senza pause, con cali solo in estati torride o in inverni rigidi. In assenza della regina, alcune operaie possono iniziare a deporre, ma producono solo maschi perché le loro uova non sono fecondate.

Operaia o regina: differenze di sviluppo e ruoli

Le operaie nascono da uova fecondate come la regina, ma un’alimentazione diversa cambia tutto. La fase larvale dura circa 6 giorni per un’operaia contro 5.5 per una regina, mentre la pupa di regina completa la metamorfosi in circa 7.5 giorni, molto più rapidamente del tempo richiesto a una pupa di operaia, che può arrivare a 15 giorni.

Una volta sfarfallate e completato lo sviluppo alare, le giovani operaie iniziano dai compiti di casa: pulizia delle celle, cura delle larve e gestione della covata, per poi passare a mansioni come costruzione, ricezione del nettare e infine bottinamento all’esterno.

I maschi: origine e compito

I maschi, detti fuchi o zangoni, provengono da uova non fecondate. Ricevono alimenti simili a quelli delle operaie ma in quantità maggiore per via del corpo più grande; con il tempo la loro dieta enfatizza il polline. Hanno tempi di schiusa paragonabili a quelli delle operaie, ma lo stadio pupale può durare un po’ di più.

Il loro ruolo è unico e limitato: accoppiarsi con una regina vergine. Non contribuiscono alla raccolta né alla difesa o alla cura della covata. Dopo essersi irrobustiti, lasciano l’alveare per unirsi ad aggregazioni di fuchi in attesa di giovani regine; chi riesce ad accoppiarsi muore poco dopo.

Volo nuziale e spermateca: la banca del seme della regina

La regina ha una finestra temporale relativamente breve per l’accoppiamento. Durante uno o più voli nuziali, viene fecondata in media da 12-15 maschi, accumulando nella spermateca una riserva di sperma che le basterà per anni.

Se condizioni meteo avverse la tengono a terra troppo a lungo, la regina può perdere la capacità di accoppiarsi e diventare sterile, con conseguenze pesanti per la colonia che spesso non sopravvive. Quando tutto va a buon fine, invece, userà la riserva per i successivi 2-7 anni, decidendo se deporre uova fecondate da cui nasceranno operaie o non fecondate da cui nasceranno maschi.

Strategie sorprendenti nelle api senza pungiglione

Non tutte le specie allevano regine allo stesso modo. In alcune api senza pungiglione, come la mirim Plebeia droryana, le regine vergini vengono tenute prigioniere in piccole camere di cera per settimane, con un passaggio stretto attraverso cui le operaie le nutrono. Se la regina madre muore, la vergine viene liberata per prendere il posto.

Nel genere Melipona (per esempio mandaçaia e uruçu) il sistema è ancora più estremo: si producono nuove regine ogni giorno. Se non servono, le operaie le eliminano o le allontanano dal nido. È una strategia che i biologi stanno ancora decifrando fino in fondo.

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Api con regine e api solitarie: una panoramica

Quando pensiamo alle api, pensiamo quasi sempre all’ape da miele con la regina. Eppure, nel mondo esistono circa 20 mila specie di api e la maggioranza non vive in società con regine. Molte sono solitarie: una femmina costruisce un nido in un gambo cavo o nel terreno, prepara una massa di polline con nettare per ogni uovo e se ne va senza alcun aiuto.

Tra le api sociali con regine, oltre a Apis mellifera, ci sono i bombi diffusi su molte latitudini e le api senza pungiglione, soprattutto tropicali. Le colonie possono andare da poche centinaia di individui a oltre 50 mila, con profonde differenze di architettura del nido e organizzazione del lavoro.

Sostituzione, emergenza e intervento dell’apicoltore

Quando la regina invecchia o si ammala, le operaie possono avviare una sostituzione detta supersedura: si allevano nuove regine e, quando una è pronta e feconda, l’anziana viene rimossa. In casi drammatici, se la regina muore all’improvviso, si parte con regine d’emergenza da larve giovanissime; queste regine però tendono a essere più piccole e meno fertili.

La finestra temporale è stretta: la colonia ha circa sei giorni dall’ultimo uovo deposto per iniziare a far crescere regine con prospettiva di successo. Le operaie colgono anche segnali di declino, come una deposizione disordinata, e reagiscono costruendo nuove celle reali. In condizioni estreme, gli apicoltori possono indurre la sostituzione; una volta affermata la nuova regina, le operaie possono eliminare la vecchia con la cosiddetta palla termica, salendo di temperatura fino al soffocamento, tecnica usata persino contro vespe predatrici.

Identificare la regina in mezzo a 60-80 mila api non è banale: l’addome più lungo aiuta, ma spesso si ricorre a un puntino di vernice sul torace. Esiste uno standard internazionale di colori per riconoscere l’anno di nascita:

  • Bianco: anni che finiscono in 1 o 6
  • Giallo: anni che finiscono in 2 o 7
  • Rosso: anni che finiscono in 3 o 8
  • Verde: anni che finiscono in 4 o 9
  • Blu: anni che finiscono in 5 o 0

Architettura dell’alveare ed evoluzione della socialità

L’alveare è un capolavoro: strati di favi esagonali per stoccare miele e allevare la covata richiedono una grande forza lavoro per costruzione, manutenzione e difesa. Società con regine e operaie specializzate possono sostenere nidi complessi e produzioni elevate, massimizzando il successo riproduttivo della famiglia.

Dal punto di vista evolutivo, la chiave sta anche nella parentela: aiutare la madre a produrre sorelle è un modo indiretto di trasmettere i propri geni. Gli scienziati discutono se siano nati prima i nidi complessi o la divisione del lavoro, ma è chiaro che entrambe le cose si rafforzano a vicenda nelle specie sociali.

Dopo tutto questo viaggio tra dieta reale, duelli dinastici, feromoni e architettura sociale, il quadro è netto: nelle api con regine, l’equilibrio della colonia dipende da una combinazione finissima di tempistiche di sviluppo, alimentazione selettiva, segnali chimici e comportamenti collettivi; nelle api solitarie, invece, la riproduzione e la cura della prole seguono strade più semplici ma non meno efficaci, a riprova della straordinaria versatilità evolutiva del gruppo.