- Scorie e sicurezza: il nucleare richiede gestione rigorosa dei rifiuti a lunga vita e standard di sicurezza multilivello.
- Affidabilità vs costi: produzione continua 24/7 e alta densità energetica, ma con capitali iniziali elevati.
- Ruolo nel mix: complementare alle rinnovabili per decarbonizzazione e stabilità di rete, in un quadro di forte regolazione.

Tra le opzioni disponibili per produrre elettricità, l’energia nucleare è da decenni al centro di un acceso dibattito: una fonte capace di generare grandi quantità di energia in modo continuo, ma accompagnata da questioni delicate come la gestione dei rifiuti, la sicurezza e i costi iniziali elevati.
Nel contesto latinoamericano, spicca il caso del Brasile: le centrali Angra 1 e Angra 2 coprono una piccola ma strategica quota della domanda nazionale, con Angra 3 in costruzione. Nel 2022, Angra 1 ha prodotto 4.872 GWh e Angra 2 ha raggiunto 9.686 GWh, volumi sufficienti a coprire il fabbisogno di un’intera grande regione. Pur rappresentando circa l’1–2% dell’elettricità del Paese, l’asset nucleare brasiliano è considerato critico per affidabilità e stabilità della rete.
Cos’è l’energia nucleare e come si ottiene
L’energia nucleare nasce da reazioni che coinvolgono il nucleo degli atomi. La modalità più utilizzata per generare elettricità è la fissione nucleare, in cui un nucleo pesante (per esempio l’uranio-235) si divide in nuclei più leggeri liberando calore e neutroni, innescando una reazione a catena controllata all’interno del reattore.
La fusione nucleare, al contrario, unisce nuclei leggeri (come isotopi dell’idrogeno) in un nucleo più pesante, rilasciando un’enorme quantità di energia come avviene nel Sole. È una tecnologia promettente e oggetto di intensi programmi di ricerca internazionale (ITER e altri progetti), ma non è ancora disponibile commercialmente per la produzione di elettricità.
Per alimentare le reazioni di fissione si impiegano prevalentemente combustibili come l’uranio (U-235) e, in determinati cicli, il plutonio; è in studio anche il torio, che potrebbe contribuire a ridurre alcuni tipi di scorie e migliorare l’efficienza del ciclo del combustibile.
Come funziona una centrale nucleare
Una centrale nucleare è, in sostanza, una centrale termoelettrica in cui la fonte di calore è la fissione nel reattore. Nel circuito primario, l’acqua scorre tra le barre di combustibile e si riscalda a temperature molto elevate (nell’ordine di centinaia di gradi Celsius), mantenuta in stato liquido grazie all’alta pressione.
Il calore del circuito primario viene trasferito al generatore di vapore del circuito secondario, dove l’acqua evapora e il vapore in pressione aziona le turbine collegate all’alternatore. Dopo aver compiuto lavoro meccanico, il vapore viene condensato e reimmesso nel ciclo, chiudendo il processo.
Il reattore è racchiuso in un contenitore a pressione e protegge il cuore dell’impianto con più barriere di sicurezza (combustibile, guaine, vessel e edificio di contenimento). Barre di controllo formate da materiali assorbenti (tipiche leghe con argento, cadmio e indio, o boro) regolano la reazione a catena; in caso di anomalia scendono automaticamente, spegnendo rapidamente il reattore.
Le centrali richiedono grandi masse d’acqua per il raffreddamento; la progettazione deve mitigare sia il consumo idrico sia la potenziale “poluzione termica”, cioè l’immissione di acqua più calda nei corpi idrici recettori, proteggendo biodiversità e servizi ecosistemici.
Fissione e fusione: differenze chiave
Nella fissione, un neutrone colpisce un nucleo instabile che si spezza, liberando energia e ulteriori neutroni: è la base dell’attuale generazione elettrica nucleare. Nella fusione, due nuclei si uniscono: è intrinsecamente più sicura e non produce scorie a lunga vita come la fissione, ma richiede condizioni estreme che la tecnologia sta ancora imparando a controllare in modo efficiente e continuo.
Progetti avanzati, come i reattori raffreddati a sodio e gli SMR (Small Modular Reactors), puntano a migliorare la sicurezza passiva, ridurre i costi e aumentare la flessibilità. Anche iniziative private stanno sperimentando architetture che minimizzano il margine di errore umano con sistemi intrinsecamente stabili.
Applicazioni oltre l’elettricità
L’energia nucleare non si limita alla rete elettrica: propulsione navale, medicina nucleare, radioterapia e diagnostica (PET), sterilizzazione e irradiazione di alimenti, processi industriali ad alto fabbisogno termico e persino generazione di energia per sonde spaziali con radioisotopi sono ambiti fondamentali della tecnologia atomica.
Anche nella ricerca scientifica, i reattori sperimentali e le fonti di neutroni sono strumenti insostituibili per sviluppi in fisica dei materiali, chimica, agricoltura e tutela ambientale, con standard di regolazione molto stringenti.
Vantaggi dell’energia nucleare
Un primo beneficio è ambientale: la generazione elettrica da fissione non emette CO₂ al punto di produzione e le emissioni indirette dell’intero ciclo (miniera, trasporto, costruzione) restano basse rispetto ai combustibili fossili.
L’energia nucleare ha inoltre un’elevatissima densità energetica: pochissimo combustibile produce molta elettricità; questo riduce logistica e superfici impegnate per unità di energia prodotta, vantaggio che si traduce in minor consumo di suolo rispetto ad altre tecnologie.
Tra i punti forti rientrano l’erogazione continua (24/7), l’indipendenza da sole, vento e stagioni, e un costo operativo relativamente contenuto una volta ammortizzati i capitali iniziali. La piccola impronta territoriale per MW installato è utile in contesti con spazio limitato o in prossimità dei carichi.
La sicurezza industriale ha compiuto progressi notevoli: gli standard moderni hanno ridotto la frequenza degli incidenti e, se confrontati alle esternalità del carbone (inquinanti atmosferici e mortalità), gli ordini di grandezza del rischio nucleare risultano inferiori.
Svantaggi e rischi: cosa pesare con attenzione
Il nodo più discusso resta la gestione delle scorie radioattive, in particolare quelle ad alta attività e lunga vita. Tali rifiuti necessitano di stoccaggi sicuri per secoli o millenni e di sistemi di tracciabilità, monitoraggio e vigilanza in siti geologicamente stabili.
Gli incidenti a Chernobyl (1986), Three Mile Island (1979) e Fukushima (2011) hanno mostrato che, sebbene rari, gli eventi gravi possono avere conseguenze territoriali ed economiche significative. Le lezioni apprese hanno però innescato importanti miglioramenti nella progettazione, nella cultura della sicurezza e nella risposta d’emergenza.
L’uranio è una risorsa finita: il nucleare tradizionale è considerato non rinnovabile. La disponibilità è oggi ampia, ma la sostenibilità di lungo periodo richiede ottimizzazione del ciclo del combustibile (riciclo, burnup più elevati) e, in prospettiva, tecnologie avanzate (torio, reattori veloci, fusione).
Rilevanti anche i costi di investimento per costruire e mettere in esercizio una centrale, i tempi autorizzativi, la complessità della filiera e la necessità di professionalità altamente qualificate lungo tutto il ciclo di vita dell’impianto.
Non va poi trascurato il rischio di proliferazione nucleare: da qui l’importanza degli organismi internazionali, degli accordi di salvaguardia e del controllo dei flussi di materiale fissile per assicurare usi esclusivamente pacifici.
Rifiuti radioattivi: quantità, gestione e soluzioni
Contrariamente all’immaginario, i volumi delle scorie di una centrale nell’arco di decenni sono relativamente contenuti: si possono confinare in spazi limitati se gestiti correttamente. Il problema è qualitativo: radio-tossicità e tempi di decadimento impongono infrastrutture e responsabilità intergenerazionali.
La prassi prevede inizialmente lo stoccaggio in piscine di combustibile esaurito presso la centrale; successivamente si passa a contenitori a secco ad alta integrità. La ricerca su riprocessamento, separazioni chimiche e forme vetrose/ceramiche mira a ridurre volume e longevità radiologica dei rifiuti.
Per alcune specie, i tempi sono molto lunghi: il plutonio-239 ha un’emivita di circa 24.000 anni. Ciò impone depositi geologici profondi con barriere multiple e un’accurata selezione geotecnica dei siti.
Sicurezza: standard moderni e lezioni apprese
Le centrali contemporanee integrano sistemi di sicurezza attivi e passivi, ridondanze, contenimenti multipli e procedure automatiche di arresto rapido. Reattori ad acqua pressurizzata (PWR) impiegano, ad esempio, boro per l’avvelenamento neutronico d’emergenza.
I principali incidenti hanno evidenziato criticità tecnologiche specifiche e, talvolta, errori umani nella gestione degli eventi. Tali esperienze hanno rafforzato prescrizioni progettuali, formazione del personale e cultura dell’autorevolezza dei regolatori, oltre alle esercitazioni periodiche con le comunità circostanti.
Le strutture di contenimento sono dimensionate per resistere a impatti severi; il monitoraggio radiologico continuo e i piani di evacuazione rappresentano ulteriori livelli di tutela in scenari estremi.
Il nucleare nel mondo
Secondo i dati internazionali più recenti, circa 440 reattori sono in funzione e oltre 60 in costruzione, per una quota intorno al 9% dell’elettricità globale. Stati Uniti, Francia, Cina, Giappone, Russia, Corea del Sud, Canada, Ucraina, India e Spagna guidano per capacità installata.
In America Latina operano reattori in Brasile, Argentina e Messico. Alcuni Paesi europei hanno rivisto le proprie strategie (es. Germania), mentre altri, come la Francia, hanno annunciato nuove installazioni per rafforzare la sicurezza energetica e la decarbonizzazione.
In parallelo avanzano piani per SMR modulari e l’aggiornamento del parco esistente, oltre a incentivi fiscali e cornici regolatorie che premiano tecnologie a basse emissioni.
Il caso Brasile: filiera, regolazione e impatti
Il Brasile possiede una filiera significativa: giacimenti di uranio, capacità di arricchimento e produzione di combustibile, con tecnologie sviluppate in ambito nazionale. L’estrazione si concentra storicamente nella regione di Caetité e l’arricchimento avviene a Resende.
La centrale di Angra dos Reis riunisce le unità Angra 1 e Angra 2 (in esercizio) e Angra 3 (in completamento). Angra 1 dispone di circa 640 MW e Angra 2 di circa 1.350 MW; i piani indicano che, con Angra 3, la quota nucleare potrebbe salire fino a circa il 3% del mix elettrico nazionale.
Dal punto di vista della sicurezza, sono previsti perimetri di emergenza con piani di evacuazione testati periodicamente, oltre a protocolli rigorosi per l’accesso dei lavoratori, la tracciabilità dei rifiuti e la comunicazione al pubblico.
Confronto con le rinnovabili: nucleare o solare?
Il nucleare offre produzione costante e ad alta densità con minima impronta territoriale, ma esige capitale ingente, tempi lunghi autorizzativi e la gestione di scorie a lunga vita. In molte strategie di transizione, le due opzioni non sono alternative bensì complementari, coprotagoniste in un mix che punta a ridurre emissioni, garantire sicurezza di approvvigionamento e stabilità della rete.
Economia, politica e governance
Dalla metà del Novecento, la geopolitica del nucleare ha alternato competizione e cooperazione: programmi come “Atoms for Peace” hanno promosso usi civili e controlli internazionali, mentre la Guerra Fredda ha accelerato sia lo sviluppo energetico sia quello militare.
Oggi l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e gli organismi nazionali di regolazione garantiscono ispezioni, bilanci di massa del materiale fissile e salvaguardie. La qualità della governance resta il fattore decisivo per sicurezza, accettabilità sociale e trasparenza lungo l’intero ciclo del combustibile.
Tendenze e ricerca: SMR e fusione
Gli Small Modular Reactors potrebbero ridurre barriere economiche e tempi di cantiere, con componenti fabbricati in serie e nuovi schemi di sicurezza passiva. Sono in sviluppo reattori a sali fusi, a gas e raffreddati a metallo liquido, ciascuno con specifici trade-off tecnologici.
Sul fronte fusione, esperimenti internazionali hanno fatto registrare progressi importanti, inclusi momenti in cui l’energia prodotta dal plasma ha eguagliato o superato quella immessa per l’innesco, seppur per brevi intervalli non ancora utili a fini industriali. La tabella di marcia resta di medio-lungo periodo.
La prospettiva è un sistema elettrico distribuito e ibrido: rinnovabili non programmabili, nucleare di base e sistemi di accumulo (batterie, idrogeno, pompaggio) in equilibrio per sostenere la decarbonizzazione e l’elettrificazione di usi finali.
La scelta sul ruolo del nucleare dipende da priorità locali, obiettivi climatici, capacità di investimento, struttura della rete ed equilibrio tra rischio accettabile e benefici attesi; governance solida, trasparenza e standard elevate di sicurezza sono le condizioni abilitanti per ogni percorso nazionale.