Come i Greci compresero l’universo e la natura: tra physis, etica e ragione

Última actualización: novembro 23, 2025
  • Dal mito al logos: fattori sociali e politici favorirono la spiegazione razionale del cosmo.
  • Presocratici e classici fissarono principi: arché, essenze, cause, ordine geocentrico finito.
  • Età ellenistica: scettici, epicurei, stoici e cinici offrirono terapie della vita buona.

Cosmologia e filosofia greca

Per i Greci dell’antichità, l’universo era un insieme ordinato di cose e processi, e l’unico modo affidabile per comprenderne i meccanismi era il pensiero rigoroso. Già in età classica, correnti diverse concordavano su un punto centrale: la conoscenza nasce da argomentazioni fondate e controllabili, non da impressioni fugaci. In questa prospettiva, Platone cercava l’essenza immutabile dietro i fenomeni, mentre Aristotele individuava forme e fini immanenti nelle cose stesse; tuttavia, entrambi intendevano la filosofia come costruzione di ragioni che rendano conto del mondo.

Questa tensione verso il sapere mise in discussione la lettura puramente sensibile della realtà: secondo Platone, anima e corpo non sono due mondi in guerra, ma dimensioni collegate; i sensi ci aprono il varco al reale, ma senza l’esercizio della ragione non si raggiunge ciò che nelle cose resta identico, ovvero la loro natura prima. Per questo, nella sua Accademia si coltivava l’allenamento del giudizio, riducendo la dipendenza dalle impressioni sensoriali a favore della riflessione sulle essenze, come il Bene, la Giustizia o la Prudenza, che non si colgono con gli occhi ma con il pensiero.

Dal mito alla filosofia: il passaggio decisivo

La nascita della filosofia in Grecia, dal tardo VII secolo a.C., è spesso evocata come “miracolo greco”: un salto dalla narrazione mitica a una spiegazione razionale e metodica del mondo. In realtà, più che di miracolo, conviene parlare di una svolta maturata da molteplici condizioni che trasformarono costumi, scambi e saperi. La tradizione orale dei miti aveva plasmato per generazioni l’immaginario collettivo, ma progressivamente si affermò un’altra esigenza: spiegare gli eventi con ragioni verificabili.

Il cambio di marcia non fu improvviso. Una serie di fattori sociali, tecnici e politici favorì la nuova mentalità: l’espansione dei commerci e delle rotte marittime mise in contatto culture diverse; la scrittura alfabetica rese più stabile la trasmissione delle conoscenze; la moneta cambiò la logica degli scambi; il calendario aiutò a misurare il tempo; la vita pubblica nella pólis creò spazi di dibattito regolato. Tutto questo inaugurò un modo più sobrio e critico di ragionare sulle cose umane e naturali.

  • Commercio, navigazioni, pluralità culturale: più incontri significava più confronto tra idee.
  • Scrittura alfabetica: stabilizzò i contenuti e ne facilitò la discussione.
  • Moneta e calendario: nuovi strumenti per ordinare scambi e tempo.
  • Politica della pólis: emerse una sfera pubblica del ragionare insieme.

Grazie a tale humus, l’indagine filosofica prese corpo: la ragione cominciò a cercare nessi, cause e principi al posto di genealogie divine e racconti simbolici, puntando a una visione coerente tanto delle questioni della vita quotidiana quanto dell’ordine del cosmo.

Poesia, religione e società: il terreno fertile

I poeti ebbero un ruolo decisivo nella formazione dei Greci. Nei poemi attribuiti a Omero si notano già tracce di un modello educativo in cui si ricercano le cause degli eventi, predisponendo il terreno alla riflessione filosofica. Anche Esiodo, con la Teogonia, tentò una narrazione sull’origine del cosmo, facendo coincidere divinità e fenomeni naturali, e partendo da Caos come principio. Non meno importanti furono temi come la giustizia e il limite, che poi confluirono nel pensiero etico-politico e nella dottrina aristotelica della “giusta misura”.

La religione greca presentava due volti: un culto pubblico (descritto dai poemi) e i misteri praticati da cerchie ristrette. Tra questi, l’Orfismo influenzò profondamente alcuni filosofi, opponendo corpo mortale e anima immortale e imprimendo un’eco spirituale in scuole come quella pitagorica e, più tardi, nel platonismo. Cruciale, però, fu l’assenza di un libro sacro dogmatico: senza autorità dottrinali inviolabili, la filosofia poté svilupparsi in grande libertà di indagine.

Quanto all’assetto sociale, la Grecia passò da comunità basate sul genos (legami di sangue e autorità del pater) a raggruppamenti più ampi (fratrie, tribù) e poi alle città-Stato. Conflitti per la terra, riforme e nuove attività economiche cambiarono i rapporti di forza. L’adozione della moneta e l’incremento di artigianato e commercio rafforzarono ceti diversi dall’aristocrazia di nascita. In questo scenario, le póleis ioniche come Mileto ed Efeso, aperte al mare e agli scambi, divennero luoghi privilegiati per la nascita della filosofia naturale.

Da Mileto prese forma l’idea che caldo, freddo, pesante o leggero fossero qualità analizzabili con l’esperienza e il ragionamento. La ragione reclamava unità nella molteplicità dei fenomeni: si cercavano i primi elementi, i principi ordinatori, i processi di divenire. Non esistevano ancora compartimenti stagni tra filosofia, scienza, religione e matematica: da qui il carattere poliedrico dei primi pensatori, spesso anche medici, matematici o guide religiose.

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Come si periodizza la filosofia greca

La filosofia greca è di solito scandita in tre fasi principali: presocratica, classica o socratica (anche detta antropologica) e ellenistica. In altra classificazione, si aggiunge un periodo post-socratico tra il IV e il III secolo a.C., come fase di sistemazione e distinzione dei campi dell’indagine. Temporalmente, il percorso va dalla fine del VII secolo a.C. fino al VI secolo d.C., quando le questioni greche si intrecciano con l’Impero romano e con la patristica.

In estrema sintesi: la fase presocratica si concentra sulla physis, cioè la natura come origine e processo; la fase classica sposta il baricentro sull’umano, la città, l’etica e la conoscenza (con Socrate, Platone, Aristotele); la fase ellenistica mette in primo piano le scuole della vita buona (scettici, epicurei, stoici, cinici), dentro un mondo ormai cosmopolita. Queste articolazioni aiutano a leggere continuità e svolte in una tradizione che resta, per molti versi, la matrice del pensiero occidentale.

I presocratici e la ricerca della physis

I primi filosofi furono chiamati “della natura” perché cercavano un principio primo e un ordine razionale nelle cose, elaborando cosmologie e spiegazioni senza ricorrere ai miti. Tra le correnti principali annoveriamo la scuola ionica, la pitagorica, l’eleatica e quella pluralista-atomista. Il loro lessico introdusse concetti come arché (principio), divenire, essere, limite e infinito.

Scuola ionica: Mileto e la domanda sull’origine

Per Talete di Mileto, ogni cosa rimanda all’acqua come principio costitutivo: non un simbolo, ma la sostanza fondamentale dalla quale tutto proviene e a cui tutto ritorna. Anassimandro propose invece l’ápeiron, l’illimitato o indeterminato, come sorgente infinita di tutti gli opposti; ciò che nasce, per lui, resta debitore di giustizia all’ordine del tutto. Anassimene indicò nell’aria il principio, spiegando la varietà dei fenomeni con rarefazioni e condensazioni: come il respiro tiene insieme la vita, così un soffio cosmico unifica il mondo.

Eraclito di Efeso, spesso detto il padre della dialettica, vide nel fuoco il simbolo del divenire: tutto scorre e si trasforma, e la stabilità è un equilibrio di tensioni opposte. Nella sua visione, non si entra due volte nello stesso fiume perché le acque cambiano e, con esse, anche noi cambiamo. Il logos, la ragione comune, è la legge profonda che rende intellegibile questa continua metamorfosi.

Pitagorici: numeri, armonia e disciplina dell’anima

Pitagora di Samo e i suoi seguaci considerarono i numeri come struttura di base della realtà. Dalle proporzioni musicali all’ordine cosmico, l’armonia nasceva da rapporti numerici. L’indagine matematica si intrecciava a una visione spirituale: l’anima è immortale, il corpo la trattiene, e la vita filosofica la purifica. In questa scuola maturò anche un uso del termine “filosofia” come amore del sapere, pratica di vita oltre che sforzo teoretico. Tra i pitagorici si ricordano Filolao, Archita e Alcmeone, figure che contribuirono alla diffusione del pensiero su numero, misura e ordine.

L’idea che la forma numerica limiti l’indeterminato trova nei pitagorici una sintesi originale: la realtà diventa intelligibile quando è misurabile. Anche così, si radica l’aspirazione greca a coniugare matematica, etica e cosmologia in un unico stile di vita.

Eleati: l’essere, l’unità e la logica

Con Senofane, Parmenide, Zenone e Melisso emerge un orientamento più astratto. Gli eleati sostennero che l’Essere è uno, eterno, immobile, continuo e indivisibile; il divenire sarebbe apparenza o inganno dei sensi. Parmenide tematizzò la differenza tra verità (alétheia) e opinione (dóxa), invitando a seguire la via del pensiero che non contraddice se stesso. Zenone rese celebre la tecnica del paradosso per mostrare le difficoltà logiche del molteplice e del movimento. Così, nacquero i primi strumenti di analisi rigorosa del linguaggio e del ragionamento.

Per Senofane, inoltre, l’immagine degli dèi visti a nostra somiglianza andava respinta: non gli uomini a plasmare il divino, ma il pensiero a misurarsi con ciò che è eterno e illimitato. Questo distacco dal misticismo antropomorfico fu una leva potente verso una metafisica più sobria.

Pluralisti e atomisti: più principi per spiegare il reale

Con Empedocle e Anassagora si afferma l’idea che nessun principio unico basti a dar conto della varietà del mondo. Empedocle avanzò la dottrina dei quattro elementi – terra, acqua, aria, fuoco – unificati e separati da forze di Amore e Contesa; Anassagora introdusse semi o omeomerie eterogenei guidati dal Noûs, un intelletto ordinatore. Gli atomisti Leucippo e Democrito proposero che tutto è composto da atomi indivisibili e vuoto: la differenza tra le cose nasce da forma, ordine e posizione degli atomi. In questa chiave, “non c’è che atomi e vuoto” diventa una formula sintetica (qui resa in italiano) per indicare il minimalismo ontologico dell’atomismo.

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Queste visioni pluraliste aprirono la strada a un’interpretazione meccanicistica e naturalistica di molti fenomeni: l’ordine complesso si ottiene da combinazioni e separazioni, senza bisogno di ipotesi mitiche. La fisica antica muove così i primi passi verso una spiegazione sistematica.

Socrate, Platone e Aristotele: l’orizzonte classico

Socrate rappresenta il punto di svolta verso l’indagine sull’uomo, la virtù e la vita nella città. È celebre il motto del tempio di Apollo, “conosci te stesso”, assunto come invito metodico: la ricerca di verità comincia dal riconoscimento della propria ignoranza. Nelle conversazioni pubbliche, Socrate praticava la confutazione ironica (indurre l’interlocutore a scoprire incoerenze nei propri discorsi) e la maieutica, ovvero l’arte di “far nascere” definizioni più precise mediante domande successive. Così, il dialogo diventa strumento educativo e cura del pensiero.

Con Platone, discepolo di Socrate, la filosofia prende forma in dialoghi vivaci che affrontano governo, giustizia, conoscenza, anima. Egli sostiene che sensi e anima cooperano, ma i primi non bastano a cogliere l’essenza. La ragione deve mirare a ciò che è stabile e vero, oltre le opinioni correnti. In un celebre passo, Platone indica due requisiti per chi voglia conoscere: concentrarsi nel movimento stesso del ragionamento e orientarsi al vero, inteso come ciò che non dipende dai sensi e che solo la mente può raggiungere. Nella sua Accademia, si esercitava l’intelletto per emanciparsi dalla dipendenza percettiva, puntando al bene supremo: la sapienza come ragione esercitata.

Aristotele, allievo e critico di Platone, sistematizzò campi del sapere e metodi d’indagine. Quanto al cosmo, sostenne che il vuoto non esiste (il “nulla” è impossibile), motivo per cui non c’è spazio privo di materia. Allo stesso tempo, negò l’infinità della materia estesa: l’universo è finito, con la Terra al centro. Gli elementi terrestri hanno “luoghi naturali”: la terra al centro, poi acqua, quindi aria e fuoco; ecco perché una pietra cade (ritorna verso il centro) e la fiamma sale. I mutamenti e le generazioni caratterizzano il mondo sublunare; al contrario, i cieli sono perfetti e incorruttibili, formati non dagli elementi, ma da una quinta essenza, l’etere, e si muovono di moto circolare eterno.

Questa visione si integrò, nel II secolo d.C., nel modello tolemaico, che fornì strumenti matematici per spiegare l’apparente complessità dei moti planetari. L’insieme aristotelico-tolemaico, con la sua Terra al centro e i cieli immutabili, dominò per secoli l’astronomia antica e medievale, diventando il punto di riferimento fino alle rivoluzioni cosmologiche dell’età moderna.

Dalla conquista di Alessandro al mondo ellenistico

L’eco della cultura greca si ampliò enormemente grazie ad Alessandro Magno, allievo di Aristotele, le cui conquiste diffusero lingua e idee dall’Europa mediterranea all’Asia e al Vicino Oriente. Dopo la sua morte, con l’ascesa di Roma e la fine dell’egemonia della pólis, emerse un orizzonte più vasto: il cosmopolitismo. Il cittadino non si riconosce più solo nella città, ma nel mondo. In questo contesto, la filosofia spostò l’accento sui temi etici: come condurre una vita buona in un universo più ampio e meno centrato sulla comunità civica tradizionale.

Le scuole ellenistiche furono originali e pragmatiche: al centro, la serenità dell’anima, conquistata tramite la sospensione del giudizio, la moderazione dei desideri o l’adesione razionale al cosmo. Ciascuna scuola offriva una terapia del vivere, un’arte di governare passioni, giudizi ed eventi.

Scuole ellenistiche: dubbio, piacere, ragione e semplicità

Scetticismo: su impulso di Pirrone di Elide, si affermò l’idea che la verità ultima fosse inconoscibile. Per ogni tesi si possono opporre argomenti di pari forza; l’esito è l’epoché, la sospensione del giudizio, che conduce alla tranquillità. Tra i protagonisti ricordiamo Carneade di Cirene, Enesidemo e Sesto Empirico. Il progetto non era un relativismo dissolvente, ma una disciplina del dubbio volta alla pace interiore.

Epicureismo: Epicuro indicò la via della felicità sobria, basata sulla ricerca intelligente del piacere (bene per natura) e sull’evitamento del dolore, quando possibile. Non ogni piacere va perseguito, poiché alcuni generano sofferenze maggiori; amicizia e assenza di turbamento sono pilastri di una vita serena. Gli epicurei insistettero su desideri naturali e necessari, distinguendoli da quelli vani, per coltivare l’atarassia, la calma della mente.

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Stoicismo: Zenone di Cizio fondò una dottrina in cui il mondo sensibile non è separato da un iperuranio: tutto è attraversato da un Logos universale, e l’uomo, come essere razionale, partecipa di questa ragione. La virtù consiste nel vivere secondo natura, cioè secondo ragione, accogliendo gli eventi oltre il nostro controllo e impegnandoci su ciò che dipende da noi. Questa scuola ebbe enorme successo a Roma e influenzò perfino la riflessione cristiana. In Epiteto leggiamo che la materia della filosofia non sono i beni esterni ma la nostra stessa vita (qui riformulato): la cura di sé è il vero esercizio filosofico.

Cinismo: per Diógene di Sinope, la virtù si incarna in una vita frugale e conforme a natura, libera da convenzioni superflue. Si racconta che, incontrando Alessandro, Diógene avesse chiesto soltanto che si spostasse per non fargli ombra: un gesto simbolico di autonomia radicale. Nel cinismo, povertà volontaria e indipendenza interiore diventano strumenti etici tanto provocatori quanto esemplari.

Cosmologia antica e il lungo cammino verso la scienza moderna

La costruzione di una cosmologia coerente – dalla fisica presocratica all’ordine aristotelico dei cieli, fino al raffinato apparato matematico tolemaico – segnò un capitolo decisivo del pensiero occidentale. Per secoli, la rappresentazione di un cosmo finito, geocentrico e gerarchizzato, con il mondo sublunare soggetto a generazione e corruzione e i cieli eterni, restò la cornice di riferimento della conoscenza naturale. Solo molto più tardi, con le rivoluzioni copernicana, galileiana e newtoniana, si affermarono nuovi paradigmi. Ma è in Grecia che ha preso forma l’idea di spiegazione ragionata delle leggi naturali, premessa indispensabile anche per la nascita della scienza moderna.

In questo lungo tragitto si saldano filosofia, matematica e osservazione: il modello aristotelico-tolemaico tentò di restituire in un unico disegno il senso dell’ordine naturale e la prevedibilità dei moti celesti. Che oggi molte tesi risultino superate non toglie che la metodologia argomentativa forgiata allora – definizioni, cause, classificazioni, prova e confutazione – sia ancora il cuore della nostra impresa conoscitiva.

Per approfondire: risorse e riferimenti

Chi desidera esplorare questi temi può consultare alcuni contributi specialistici. Sulla storia delle concezioni del mondo e il passaggio verso la scienza della natura si veda A. F. Nascimento Junior, “Fragmentos da história das concepções de mundo na construção das ciências da natureza: das certezas medievais às dúvidas pré-modernas”, in Ciência e Educação (Bauru), vol. 9, n. 2, 2003. Disponibile presso: scielo.br.

Per una panoramica sull’evoluzione del pensiero cosmologico e il contributo alla nascita della scienza moderna, si veda il lavoro di C. M. Porto e M. B. D. S. M. Porto, “A evolução do pensamento cosmológico e o nascimento da ciência moderna”, in Revista Brasileira de Ensino de Física, vol. 30, n. 4, 2008. Testo accessibile su: scielo.br.

Per approfondire Platone e alcuni cliché a lui attribuiti, si può leggere M. Spinelli, “Platão e alguns mitos que lhe atribuímos”, in Trans/Form/Ação, vol. 30, n. 1, 2007, via: scielo.br. Un’introduzione divulgativa video (in portoghese) al modo di pensare antico è disponibile qui: YouTube. Un ulteriore dossier consultabile: Download PDF.

Tra le sintesi generali per il grande pubblico, si veda: Filosofia Grega (Toda Matéria), a firma di Pedro Menezes, laureato in Filosofia (UERJ) e con Master in Scienze dell’Educazione (Università di Porto). La voce ripercorre i periodi, gli autori e i nuclei tematici principali della tradizione greca in chiave didattica.

La tradizione greca, dal primo interrogarsi sulla physis fino alle scuole ellenistiche, mostra un filo rosso: affidarsi alla ragione per dare forma al mondo. Dalla Grecia impariamo che né i sensi da soli né il puro mito bastano: serve un esercizio costante di analisi, dialogo e definizioni per sciogliere i nodi del reale. Platone e Aristotele fissano coordinate decisive: l’orientamento al vero come obiettivo della mente e un cosmo finito, gerarchico, ordinato da cause e fini, con la Terra al centro e i cieli eterni di etere. All’ombra di queste coordinate, e talvolta in polemica con esse, le scuole dell’età ellenistica insegnano arti di vita – sospensione del giudizio, misura del piacere, accordo con la natura, essenzialità della virtù – che ancora oggi parlano alla nostra inquietudine.