Mercado de las Brujas di La Paz: guida completa a riti, usi e simboli

Última actualización: outubro 28, 2025
  • Il Mercado de las Brujas unisce spiritualità andina, medicina tradizionale e artigianato.
  • Sullus, mesas e riti con la coca sono centrali nelle offerte alla Pachamama.
  • Patrimonio culturale riconosciuto, con controlli per tutelare ambiente e salute.

Mercato delle streghe a La Paz

Chi arriva a La Paz sente presto parlare del Mercado de las Brujas, un reticolo di vie nel cuore storico dove tradizione andina, spiritualità e commercio quotidiano si intrecciano in modo sorprendente. Tra incensi che profumano l’aria, amuleti appesi e colori vivacissimi, questo mercato è uno dei luoghi più iconici della città, frequentato da residenti a caccia di rimedi e protezioni e da viaggiatori curiosi di scoprire riti antichi ancora vivi.

Qui si trova di tutto: erbe curative, oggetti per la buona sorte, offerte rituali per la Pachamama e il celebre feto di lama essiccato — il sullu — usato in pratiche di benedizione e prosperità. È un microcosmo dove coesistono fede popolare, rituali ancestrali e il pragmatismo delle botteghe, con un’energia che colpisce anche chi non è superstizioso.

Dove si trova e com’è l’atmosfera

Il Mercado de las Brujas si sviluppa nella parte centrale di La Paz, tra Calle Linares e Calle Sagárnaga, a due passi dalla Basilica di San Francesco e dal quartiere di El Rosario. È facilmente raggiungibile e molto noto ai paceños, con stradine acciottolate che ospitano ostelli, ristorantini, negozi di artigianato e piccoli empori. Le visite guidate spesso includono una sosta o si concludono al Museo della Coca, luogo chiave per comprendere il valore culturale e simbolico di questa pianta nella regione andina.

Non è però solo un’attrazione turistica: tra i banchi si muovono ogni giorno famiglie del posto, artigiane ed erboriste, oltre ai discreti guaritori tradizionali. L’atmosfera alterna il brusio del commercio alla quiete dei momenti rituali, con consulti privati, benedizioni e letture spirituali che avvengono con naturalezza tra un acquisto e l’altro.

Cosa si vende: dal sacro al quotidiano

L’elenco degli articoli è interminabile e affascinante. Si incontrano teschi decorativi, pozioni contro il malocchio, polveri porta-fortuna, rami e mazzetti di erbe medicinali, gel di ruta, colonie “miracolose” per attrarre denaro, balsami “cresci-capelli”, palo santo, incensi di ogni forma e colore, ciocche di lana di lama, crocifissi, pugnali e daghe rituali, Madonne intagliate nel legno, croci andine, bracciali, collane e orecchini con semi di huayruro, pupazzi di zucchero per “addolcire” i problemi, maracas, flauti e bastoni della pioggia, lozioni per dare vigore e virilità, ceri per richiamare gli amanti, polveri per allontanare l’invidia e figure di cera per legature amorose. Tra tutti, due “protagonisti” spiccano: le foglie di coca e i sullus, i feti essiccati di lama, alpaca o altri animali.

Accanto ai prodotti più scenografici, trovano spazio oggetti quotidiani e amuleti legati a desideri concreti: lavoro, protezione, salute, studio, viaggi favorevoli. Ogni oggetto ha una funzione simbolica precisa, spesso spiegata con pazienza dalle venditrici, che suggeriscono combinazioni e modalità d’uso in base alla richiesta di chi si avvicina al banco.

Sullus, ofrendas e il senso delle offerte alla Pachamama

I sullus sono tra gli elementi che suscitano più curiosità e domande. La tradizione narra che i feti di lama (o di altri camelidi) si seppelliscano sotto le fondamenta di una nuova casa per propiziare fortuna e protezione alla famiglia. Quando la necessità riguarda la vita personale – come il denaro, l’amore o la salute – si utilizzano spesso esemplari più piccoli e le offerte si bruciano durante rituali specifici, mentre si mastica foglia di coca secondo l’uso andino.

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Queste pratiche si inseriscono nelle wajt’as, offerte alla terra che poi vengono incenerite all’interno di un rituale. La ch’alla, rito di “benedizione” con bevande e fumo, accompagna spesso i momenti di passaggio (come l’inaugurazione di una casa o di un’attività). Il gesto centrale è la reciprocità con la Pachamama, la Madre Terra intesa come deità protettrice a cui si chiede e si restituisce con rispetto.

Le venditrici precisano di frequente che i sullus provengono da aborti spontanei, da cuccioli morti per il freddo d’alta quota o rinvenuti nei macelli nelle madri già adulte, e non da abbattimenti intenzionali. È un tema sensibile che il mercato affronta con spiegazioni dirette, consapevole dello sconcerto che può provare chi non conosce questi usi.

Yatiris: i “sapienti” della tradizione

Nel mercato operano gli sciamani e guaritori tradizionali, chiamati yatiris, letteralmente “coloro che sanno”. Sono uomini e donne medicina che praticano pulizie spirituali, benedizioni, rituali di protezione e divinazione. La loro specialità è la lettura delle foglie di coca: lanciate su un panno o su un tavolino, le foglie “parlano” attraverso la posizione, il contatto, la vicinanza, offrendo risposte e consigli.

Riconoscerli non è semplice. Molti indossano cappelli scuri e portano con sé la chuspa, il piccolo borsello di lana di camelidi che custodisce coca, croci, reliquie o piccoli idoli. Si muovono tra le bancarelle con discrezione, spesso conversando con le venditrici di erbe – le antiche chifleras – e dedicando il tempo necessario a ogni consulto. La maggior parte apprende il mestiere dai più anziani, ma esistono racconti di “chiamate” mistiche, sogni intensi o persino colpi di fulmine, nel senso letterale: alcuni yatiris dicono di essere sopravvissuti a un fulmine, interpretando l’evento come segno iniziatico.

Agosto: quando la Pachamama “apre la bocca”

Agosto è un mese speciale nel calendario andino: si dice che la Pachamama “apra la bocca”, chiedendo nutrimento attraverso le offerte. In questo periodo si preparano i cosiddetti “pagos”, tributi costruiti su misura dei desideri di chi chiede aiuto: amore, lavoro, denaro, protezione. Il cuore dell’offerta è la “mesa rituale”, un pacchetto elaborato che riunisce ingredienti simbolici scelti e ordinati con cura.

All’interno di una mesa si possono trovare caramelle a forma di casa o di cuore, fili di lana, foglie di coca, resine, frutta, fiori, semi, miele, grasso di camelidi e una moltitudine di piccoli elementi colorati che rappresentano concetti come fortuna, salute, abbondanza, cammino, pace, protezione. Le mesas più costose includono un sullu. Una volta pronto, il pacchetto si lega con un filo sottile e viene bruciato sotto lo sguardo attento dello sciamano, che “legge” il fuoco e la combustione come un oracolo.

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Durante il rito si pronuncia spesso “jallalla”, parola quechua–aymara che racchiude insieme augurio, celebrazione e benedizione: è allo stesso tempo invocazione e ringraziamento alla Madre Terra. Terminata la combustione, carboni e ceneri si seppelliscono. Il fuoco ha un ruolo centrale: consuma, purifica e “traduce” i desideri umani nel linguaggio delle divinità.

Erbe e saperi: la medicina Kallawaya

Nelle vicinanze del mercato si vendono anche piante officinali ricondotte alla medicina Kallawaya, una tradizione erboristica andina con una storia profonda. Molte erbe sono usate per infusi, unguenti o bagni rituali, e vengono scelte in base a sintomi, energie e obiettivi specifici. Le erboriste sanno consigliare combinazioni e dosi, integrando il sapere popolare con pratiche spirituali.

Per chi visita il mercato, questi banchi sono un invito a scoprire un rapporto diverso con la natura: ogni foglia, resina o radice ha una funzione, ma anche un significato simbolico, in un contesto in cui cura del corpo e dell’anima camminano insieme. È consigliabile chiedere sempre come si usa un prodotto, così da rispettarne gli usi tradizionali.

Amuleti, profumi e “magie” quotidiane

Tra i souvenir più richiesti ci sono amuleti e oggetti con un significato preciso: rane per il denaro, tartarughe per una vita lunga, condor per viaggiare protetti, gufi per accrescere la conoscenza, puma per favorire il lavoro. Molti viaggiatori scelgono piccoli talismani come ricordo, spesso accompagnati da una breve spiegazione del loro uso simbolico nelle credenze locali.

Non mancano saponi, colonie e lozioni “tematiche” dai nomi che strappano un sorriso, come “Jabón Ven a mí”, “Enamorador Sígueme, sígueme”, “Perfume 7 machos” o “Noches ardientes”. Le confezioni sono coloratissime e piene di messaggi imperativi, e convivono con candele per attirare clienti, polveri anti-invidia e incensi per purificare gli ambienti. Che si creda o meno a questi effetti, è indubbio che raccontino desideri molto umani.

Patrimonio, controlli e dibattito etico

Nel 2019 il municipio di La Paz ha riconosciuto il Mercato delle Streghe come Patrimonio Culturale Immateriale, sottolineandone il valore come spazio di saperi e offerte rituali che rappresentano la cosmovisione andina. Al tempo stesso, il mercato è stato oggetto di polemiche e controlli relativi alla compravendita di animali o parti di animali.

Le venditrici ricordano che i sullus sono in genere recuperati da aborti spontanei o da contesti non intenzionali, ma le autorità hanno occasionalmente sequestrato esemplari di pipistrelli, lucertole, zampe di volpe o rospi esposti in alcuni banchi, con conseguenti sanzioni. Le esigenze di tutela ambientale e sanitarie hanno portato a rafforzare i controlli, nel tentativo di tenere insieme la salvaguardia delle pratiche ancestrali e il rispetto della biodiversità.

Visitare con rispetto: cosa aspettarsi

Visitare il mercato è un’esperienza intensa e formativa. È consigliabile avvicinarsi con mente aperta, chiedere sempre il permesso prima di scattare foto e non toccare gli oggetti rituali senza indicazioni. Si può acquistare in autonomia o affidarsi a guide locali, che spiegano significati e tradizioni e, talvolta, accompagnano alla scoperta di piccoli altari o spazi per i riti.

Le vie sono nel centro urbano, dunque si raggiungono facilmente a piedi o con i mezzi. I negozi sono numerosi e spesso a conduzione familiare. ascoltare una benedizione o acquistare un set per una semplice purificazione domestica: incenso, candele e un amuleto portafortuna.

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Storia, nome e doppia anima del luogo

Secondo molti, furono i turisti a battezzare l’area come “mercato delle streghe”, ma le chifleras – le storiche venditrici di erbe – presidiavano queste strade già da molto prima. Con il tempo, guide e manuali lo hanno segnalato come tappa imperdibile e la fama ha fatto il resto. Oggi le vetrine artigianali convivono con i banchi di medicina tradizionale e i tavolini dove si allestiscono le mesas.

Questo spazio vive in una sorta di paradosso: da un lato è un’attrazione turistica che sfiora talvolta il grottesco agli occhi occidentali; dall’altro è un santuario a cielo aperto della religiosità andina, dove si onorano le forze della natura. Tra fumo d’incenso e colori, il confine tra rito e commercio è sottile, eppure la dimensione spirituale resta tangibile per chi si ferma ad ascoltare.

Stralci di viaggio e racconti dal campo

Molti viaggiatori hanno condiviso impressioni vivide: c’è chi ha alloggiato proprio su Calle Sagárnaga per “respirare” il mercato fin dal mattino e chi ha raccontato con stupore l’incontro con cesti colmi di feti di lama di diverse dimensioni, appesi ai cordini o poggiati sui banchi. Le reazioni oscillano tra curiosità e spaesamento, spesso mitigate dal dialogo con le venditrici, che spiegano con calma significati e usi. Altri hanno immortalato il quartiere con video e brevi clip – qualcuno perfino segnalava problemi tecnici nel riprodurli da alcuni browser – testimonianza di una realtà che non lascia indifferenti.

In alcuni diari di viaggio, il racconto si allarga oltre la capitale: da La Paz alla Riserva Nazionale Santa Rosa, lungo il Río Yacuma, dove la Bolivia cambia volto e si tuffa nel verde pre-amazzonico. Questo dà il senso della varietà del Paese: dall’altopiano e i riti andini alle pianure ricche di fauna, sempre con la Pachamama come sfondo culturale e spirituale.

Un breve confronto: altri mercati iconici

Sebbene il protagonista qui sia il mondo andino, vale la pena ricordare, per contrasto, l’esistenza di altri grandi mercati popolari fuori dalla Bolivia. A Bruges, in Belgio, si svolgono ogni anno le “Zandfeesten”, tra i più grandi mercati di antiquariato e brocantage delle Fiandre: migliaia di banchi, oggetti curiosi e affari dall’alba al tardo pomeriggio. La menzione serve solo a inquadrare il fenomeno dei mercati come spazi sociali vivi, pur con nature e finalità molto diverse rispetto al contesto rituale di La Paz.

Tra una bancarella e l’altra, nel Mercado de las Brujas si coglie la trama di una città che dialoga con le sue divinità mentre accoglie chi arriva da lontano. È un luogo di confine tra fede, artigianato e turismo, dove si comprano candele e incensi come si chiedono protezioni per una casa o una nuova attività. Chi si ferma a osservare, più che un souvenir, porta via una storia fatta di riti antichi e domande contemporanee.