- Definizioni e diritti: che cos’è la prevenzione, cosa sono rischio e danno, diritti di informazione, formazione e vigilanza sanitaria.
- Principi e gestione: evitare i rischi, combatterli alla fonte, pianificare; piano di prevenzione, valutazione e pianificazione delle misure.
- Organizzazione e ruoli: responsabilità del datore, risorse preventive (interne/esterne), diritti e obblighi delle persone lavoratrici, collettivi specifici.
- Rischi e formazione: tipologie (fisici, ergonomici, psicosociali, ecc.), infortuni e malattie professionali, telelavoro e importanza della formazione.

La prevenzione dei rischi sul lavoro non è solo una pratica amministrativa: è un patto di responsabilità tra impresa e persone che lavorano, un investimento che riduce incidenti, malattie professionali e costi nascosti, migliorando al tempo stesso clima aziendale e produttività. In qualunque settore, dal manifatturiero all’ufficio, ogni attività presenta potenziali pericoli che vanno individuati, valutati e gestiti con metodo.
Nel contesto europeo e internazionale esistono cornici normative e linee guida; in Spagna, per esempio, il riferimento cardine è la Ley 31/1995 (LPRL), integrata dal Reglamento de los Servicios de Prevención (RD 39/1997). Queste norme esprimono principi utili anche in altri ordinamenti: diritto alla protezione, prevenzione integrata, partecipazione e formazione. In altre parole, prevenire è meglio che curare, la prevenzione deve abbracciare tutta l’organizzazione, richiede un ruolo attivo di tutti e va alimentata con informazione e addestramento continui.
Che cos’è la prevenzione dei rischi sul lavoro
Nella pratica, per prevenzione si intende l’insieme di misure, attività e procedure previste in tutte le fasi della vita aziendale allo scopo di evitare o ridurre i rischi connessi al lavoro. Si parla di rischio lavorativo quando esiste la possibilità che una persona subisca un danno a causa o in occasione dell’attività svolta, mentre per danno derivato dal lavoro si intendono malattie, patologie o lesioni che insorgono per motivi professionali.
In questo quadro si comprende perché la prevenzione sia tema trasversale: coinvolge processi, impianti, strumenti, ambienti e comportamenti, e necessita di un approccio sistemico per anticipare i pericoli e mettere in atto barriere tecniche, organizzative e personali adeguate.
Diritto alla protezione e doveri dell’azienda
Secondo la LPRL (art. 14), le persone lavoratrici hanno diritto a una protezione efficace in materia di sicurezza e salute, che si traduce nel dovere dell’impresa di tutelarle contro i rischi professionali. Tra i diritti rientrano: informazione, consultazione e partecipazione, formazione adeguata in materia preventiva, vigilanza sanitaria proporzionata ai rischi, oltre alla facoltà di interrompere l’attività in caso di pericolo grave e imminente.
Per adempiere a questo patto, il datore di lavoro deve integrare la prevenzione nel sistema gestionale, adottare tutte le misure necessarie e garantire che politica, risorse e responsabilità siano chiare e coerenti con la tutela di sicurezza e salute.
Principi dell’azione preventiva
I principi chiave elencati dall’art. 15 della LPRL guidano scelte e priorità: evitare i rischi; valutare quelli non eliminabili; combattere i rischi alla fonte; adattare il lavoro alla persona; tenere conto dell’evoluzione della tecnica; sostituire il pericoloso con il meno pericoloso; pianificare la prevenzione; dare priorità alla protezione collettiva su quella individuale; fornire istruzioni adeguate alle persone lavoratrici.
Un punto spesso sottovalutato è la corrispondenza tra compiti e capacità professionali: assegnare attività tenendo conto di competenze e limiti è esso stesso un’azione preventiva di grande efficacia.
Gestione e piano di prevenzione in azienda
La prevenzione va integrata nel sistema di gestione al pari di qualità, ambiente o produzione. Il perno operativo è il piano di prevenzione dei rischi: un documento vivo che definisce struttura organizzativa, responsabilità, funzioni, prassi, procedure, processi e risorse necessarie per la tutela di sicurezza e salute.
Strumenti essenziali per applicare il piano sono la valutazione dei rischi e la pianificazione della prevenzione. La prima fornisce la fotografia dei pericoli e della loro magnitudo, la seconda stabilisce azioni, priorità, tempistiche e risorse per ridurli o eliminarli con progressi misurabili.
Che cos’è la valutazione dei rischi
Il RD 39/1997 definisce la valutazione come il processo per stimare l’entità dei rischi non evitabili, ricavando le informazioni per decidere quali misure preventive adottare e di quale tipo. In termini pratici, valutare significa identificare pericoli, stimare probabilità e gravità, determinare il livello di rischio e fissare trattamenti compatibili con normativa, standard tecnici e buone prassi organizzative.
Una valutazione efficace è dinamica: si aggiorna quando cambiano persone, processi, tecnologie o ambienti, e traduce i risultati in azioni concrete verificabili nel tempo.
Responsabilità del datore di lavoro
Il datore di lavoro ha l’obbligo di proteggere lavoratrici e lavoratori in ogni aspetto connesso al lavoro. Questo comprende integrare la prevenzione, assicurare risorse, stabilire ruoli e flussi decisionali chiari, monitorare l’efficacia delle misure e promuovere una cultura della sicurezza che incoraggi la segnalazione dei pericoli e il miglioramento continuo.
In ambito pubblico e privato, ciò si traduce anche nel rispetto delle norme, nella possibile cooperazione con autorità di vigilanza e nella documentazione di processi e risultati che dimostrino la diligenza prevenzionistica.
Organizzazione delle risorse per le attività preventive
La legge prevede varie modalità per organizzare la prevenzione in funzione di dimensione e rischi: assunzione diretta da parte dell’imprenditore; designazione di lavoratori incaricati; costituzione di un servizio di prevenzione interno; servizio di prevenzione mancomunado (condiviso tra più imprese); ricorso a un servizio di prevenzione esterno. La scelta deve garantire competenza, indipendenza e mezzi adeguati.
L’Allegato I del RSP elenca attività e processi pericolosi o con rischi speciali a cui si applicano disposizioni specifiche, con ricadute su valutazione dei rischi (ER) e coordinamento delle attività imprenditoriali (CAE) quando più aziende operano nello stesso luogo di lavoro.
Diritti e obblighi delle persone lavoratrici
Diritti delle persone lavoratrici
- Informazione chiara su rischi specifici del ruolo, misure di protezione/prevenzione ed emergenze.
- Formazione teorico-pratica adeguata e sufficiente per operare in sicurezza.
- Facoltà di interrompere l’attività e abbandonare il posto in caso di rischio grave e imminente.
- Vigilanza sanitaria periodica in funzione dei rischi inerenti al lavoro.
- Disponibilità di misure e dispositivi di protezione idonei.
- Consultazione e partecipazione in tutte le questioni legate a sicurezza e salute.
Obblighi delle persone lavoratrici
- Usare correttamente macchine, attrezzature, sostanze pericolose, dispositivi ed ogni mezzo di lavoro.
- Indossare e mantenere i DPI secondo le istruzioni aziendali.
- Non rimuovere o manomettere dispositivi di sicurezza su impianti e luoghi di lavoro.
- Segnalare immediatamente ogni situazione potenzialmente pericolosa.
- Contribuire all’osservanza delle prescrizioni dell’autorità competente.
- Cooperare con l’impresa per garantire condizioni sicure e salubri.
Collettivi specifici e tutela rafforzata
Alcuni gruppi necessitano di particolare attenzione: gestanti o post-parto; persone particolarmente sensibili per caratteristiche personali o condizioni biologiche (incluse disabilità fisiche, psichiche o sensoriali); minori di 18 anni per la minore esperienza e maturità. Per questi collettivi, il datore deve valutare i rischi del posto specifico e adottare misure dedicate, come previsto dagli artt. 25, 26 e 27 della LPRL.
La protezione può includere adattamenti delle mansioni, reimpieghi temporanei, misure tecniche aggiuntive e un monitoraggio sanitario più stretto, sempre nel rispetto della dignità e della riservatezza.
Autonomi e PMI: strumenti pratici
Per operatori autonomi e piccole-medie imprese, la gestione può risultare complessa. In Spagna esiste Prevencion10.es, servizio pubblico gratuito rivolto ad autonomi e PMI (fino a 25 dipendenti) che semplifica la gestione dei rischi, agevola il coordinamento di attività imprenditoriali (CAE) e supporta l’informazione ai lavoratori autonomi sui rischi presenti.
Questo tipo di strumenti è prezioso perché consente a realtà con risorse limitate di mettere in pratica i requisiti di legge senza sacrificare efficacia o tempestività degli interventi.
Organismi e dipartimenti competenti
L’Istituto Nazionale per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro (nell’ordinamento spagnolo, Instituto Nacional de Seguridad y Salud en el Trabajo) svolge funzioni tecnico-scientifiche: consulenza normativa e supporto alla normalizzazione; promozione e, se del caso, realizzazione di formazione, informazione, ricerca e divulgazione in coordinamento con gli organismi tecnici regionali; supporto tecnico all’Ispettorato del Lavoro nelle attività di vigilanza nel settore pubblico; cooperazione internazionale e programmi con organismi internazionali.
Accanto alle strutture centrali, organi e dipartimenti delle Comunità Autonome (o regionali) sono chiamati a declinare sul territorio politiche, progetti e controlli, assicurando prossimità e coerenza con i contesti produttivi locali.
Formazione in materia di prevenzione
La formazione è un pilastro imprescindibile: riduce incidenti e infortuni perché consente di riconoscere situazioni pericolose, comprese molestie o comportamenti aggressivi, e adottare misure adeguate; favorisce il rispetto delle norme; alimenta una cultura della sicurezza in cui ciascuno si sente responsabile per sé e per gli altri.
Tipologie utili sono: formazione iniziale per chi entra in azienda; formazione periodica per aggiornarsi su tecnologie e cambiamenti organizzativi; formazione specifica per attività ad alto rischio (macchine, sostanze pericolose, lavori in quota); formazione per dirigenti e preposti, cui si chiede esempio, coordinamento e controllo di procedure e comportamenti sicuri.
Tipologie di rischi professionali
I rischi sul lavoro si presentano in molte forme. Tra i più comuni spiccano i rischi fisici (rumore, vibrazioni, radiazioni ionizzanti e non, temperature estreme, illuminazione inadeguata), che vanno gestiti con soluzioni tecniche, organizzative e, se necessario, DPI.
Altre categorie frequenti sono i rischi biomeccanici/ergonomici (posture incongrue, movimenti ripetitivi, sollevamento carichi), spesso subdoli perché i danni muscolo-scheletrici maturano nel tempo; vanno affrontati con ergonomia, rotazione compiti, ausili meccanici e formazione su tecniche corrette.
I rischi psicosociali riguardano stress, pressione emotiva, violenza, molestie o mancanza di supporto sociale. Impattano salute mentale ed emotiva e chiedono misure organizzative (carichi equilibrati, autonomia, riconoscimento), ambienti inclusivi e canali di ascolto efficaci.
Non mancano i rischi meccanici (tagli, schiacciamenti da macchine e utensili), i rischi elettrici (scosse e ustioni dovute a impianti inadeguati o manutenzione carente) e i rischi da lavoro in quota, con potenziali cadute gravi, che richiedono protezioni collettive, procedure e DPI idonei.
Ulteriori categorie includono rischi chimici (esposizione a detergenti, vernici, vapori, fumi, gas e sostanze infiammabili) e rischi biologici (contatto con microrganismi tramite fluidi biologici, sangue, muffe, batteri, virus). Qui la gestione abbraccia sostituzione, contenimento, ventilazione, igiene e sorveglianza sanitaria.
Responsabilità: datori di lavoro e lavoratori
Il datore deve fornire un ambiente sicuro e salubre, individuando i pericoli e rimuovendoli o controllandoli. Ciò implica valutare e gestire i rischi, implementare misure preventive, rispettare leggi e regolamenti applicabili e promuovere una cultura della sicurezza che incoraggi segnalazioni, idee e miglioramenti.
Le persone lavoratrici, dal canto loro, devono utilizzare correttamente i DPI, partecipare attivamente alla formazione, segnalare tempestivamente condizioni pericolose e attenersi ai protocolli per prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella dei colleghi.
Infortuni sul lavoro: cause e prevenzione
Gli infortuni accadono spesso per una combinazione di condizioni pericolose e atti insicuri. Tra le condizioni: metodi e procedure errati, difetti di impianti e attrezzature, disordine e scarsa pulizia negli ambienti, manutenzione carente, posizionamento improprio di materiali.
Gli atti insicuri includono comportamenti che generano rischio per sé e per altri, uso improprio del corpo o degli strumenti, operazioni senza addestramento, utilizzo di macchine senza autorizzazione, interventi su macchine in moto, mancato uso dei DPI. Tacciare la colpa solo al fattore umano è fuorviante: le organizzazioni resilienti progettano il lavoro per ridurre errori prevedibili.
Le misure di prevenzione più efficaci: lavorare secondo procedure stabilite; utilizzare macchine e utensili con i dispositivi di sicurezza installati e funzionanti; posizionare correttamente i materiali; mantenere ordine e pulizia in aree, impianti e attrezzature; indossare i DPI forniti; e curare manutenzione, vigilanza e audit periodici.
Si definisce infortunio in itinere quello che avviene nel tragitto casa-lavoro e viceversa. È un ambito con regole specifiche in molti ordinamenti e impone alle imprese di considerare mobilità e orari nel disegno complessivo delle misure di prevenzione.
Malattie professionali e danni derivati dal lavoro
Le malattie professionali, in Spagna, sono elencate nel Real Decreto 1299/2006 in sei gruppi, come conseguenza dell’esposizione a agenti fisici, chimici, biologici o condizioni ergonomiche e organizzative sfavorevoli. Patologie di origine lavorativa non incluse in quel catalogo possono essere riconosciute come malattie correlate al lavoro o infortunio a seconda dei casi.
Chiarezza definitoria e buona documentazione aiutano ad attivare tutele, interventi di prevenzione mirata e percorsi di riadattamento o rientro in sicurezza.
I quattro principi fondanti della PRL
Una cultura efficace di prevenzione si regge su quattro pilastri operativi: prevenire è meglio che riparare; la prevenzione è integrale (coinvolge tutta l’organizzazione); la prevenzione è attiva (proattiva e anticipatoria); la prevenzione è partecipativa (include persone lavoratrici e rappresentanze).
Questi principi si traducono in pratiche quotidiane: analisi continua dei rischi, formazione, audit, coinvolgimento dei team, e un sistema di gestione che misuri risultati e faciliti decisioni tempestive.
Obiettivi e vantaggi della buona gestione preventiva
Una prevenzione ben gestita porta a meno infortuni, riduzione di incidenti e danni e minori conseguenze umane, economiche e legali. Migliora la qualità dei luoghi di lavoro, la soddisfazione e l’engagement delle persone, e con essi la produttività e la competitività dell’impresa.
Oltre agli aspetti morali e legali, la prevenzione efficace è un fattore di reputazione: clienti, investitori e comunità guardano con favore alle aziende che investono seriamente in sicurezza e salute.
Lavoro da remoto e nuove sfide
Con telelavoro e lavoro ibrido sono emerse nuove criticità: assenza di supervisione in presenza con possibili sovraccarichi, gestione del tempo inefficace; interazione sociale ridotta con isolamento, bassa appartenenza e problemi di comunicazione; mancanza di disconnessione tra casa e lavoro che alimenta ansia, stress e fenomeni di burnout.
Le contromisure includono politiche di right to disconnect, progettazione ergonomica delle postazioni domestiche, formazione su gestione del tempo e confini, momenti di team building e spazi di supporto psicologico. Anche con l’adozione dell’Intelligenza Artificiale è essenziale monitorare nuovi rischi organizzativi e cognitivi.
Un ecosistema di prevenzione maturo riconosce che la sicurezza psicosociale è parte integrante della salute sul lavoro e dedica risorse e attenzione pari a quelle per i rischi fisici e tecnici.
Quando tutto fila, la prevenzione diventa il filo conduttore: procedure chiare, competenze diffuse, partecipazione attiva, controlli efficaci e tecnologie ben scelte sostengono il lavoro quotidiano con meno imprevisti e più serenità per tutti.
